La città
Lecce è il capoluogo di provincia più orientale d’Italia, collocato nella parte centro-settentrionale della penisola salentina, a 11 chilometri dalla costa adriatica e a 23 da quella jonica. Lo stile barocco, dal punto di vista architettonico, caratterizza in modo inconfondibile la città, che nel tempo è divenuta un vero e proprio laboratorio della lavorazione della pietra leccese, un calcare malleabile e adatto alla perfezione per la lavorazione con lo scalpello. Le architetture barocche, quindi, dominano il tessuto urbano che si arricchisce anche di linee più austere, palazzi nobiliari che sono segni incantevoli di edilizia civile in stile liberty, testimonianze messapiche e precristiane e vestigia romane di epoca imperiale. Significativi sono le murature, i fregi, i capitelli, i pinnacoli ed i rosoni di chiese, edifici ed altri monumenti come il Palazzo dei Celestini, la Basilica di Santa Croce, il Duomo, l’Anfiteatro Romano, il Teatro Romano, il Castello Carlo V, Porta Napoli, Porta San Biagio e Porta Rudiae, tutte nel cuore antico della città, che si completa di stradine, vicoletti e piazzette che ruotano attorno alla centrale Piazza Sant’Oronzo e che costituiscono tutti assieme uno straordinario spettacolo scenografico. La Lecce “visibile” si coniuga meravigliosamente con quella “sotterranea” che emerge dagli scavi archeologici, in gran parte ancora tutta da scoprire e che stende linee e percorsi anche fuori dal centro urbano, fondendosi con l’entroterra rurale, i borghi, le aree naturali con il Parco Rauccio fino alla fascia costiera lunga circa 20 chilometri con le marine di Casalabate, Frigole, Torre Chianca, Torre Rinalda e San Cataldo. Negli ultimi anni poi Lecce ha saputo sapientemente valorizzare anche il suo aspetto dinamico e moderno, grazie alla vivacità della Università del Salento e del riconosciuto Laboratorio Nazionale di Nanotecnologie, e grazie ad un’ affascinante attività culturale ed appuntamenti ed eventi ormai consolidati come la Festa Patronale, la Fiera dei Pupi nel periodo natalizio, il Miami Piano Festival in Lecce, il Premio Barocco, il Festival dell’Energia ed il Festival del Cinema Europeo.
Un po’ di storia
In origine Lecce era un florido centro messapico, fondato dalle popolazioni provenienti dall’Illiria durante le migrazioni del III millennio a.C, che conosce il periodo di maggiore maturità nel VII e IV secolo a.C. Dal 268 a.C la città, conosciuta come Lupiae, viene governata dai Romani. Tra la fine dell’età repubblicana e gli inizi dell’età imperiale Lupiae si presenta cinta da mura, costruite su quelle messapiche, dotata di un foro, un teatro ed un anfiteatro ed uno sbocco sul mare: porto Adriano, l’attuale marina di San Cataldo. Con i saccheggi ad opera dei barbari, la città decade e si riduce ad un modesto villaggio. Per ben cinque secoli Lecce viene offuscata dalla potente Otranto, capitale del dominio bizantino. Con il dominio normanno la città rifiorisce. La contea normanna leccese che sorge nel 1069 con il conte Gaufrido eccelle per il fasto della sua corte, seconda soltanto a Palermo.
Tancredi, riconosciuto nel 1166 conte di Lecce diviene re di Sicilia, ma viene sopraffatto dagli svevi.
Federico II incamera la città nel demanio regio e la lascia in eredità al figlio Manfredi. Seguono gli Angioini, quando la contea diviene feudo dei Brienne, importante soprattutto con Gualtieri VI, duca d’Atene. Nel 1356 la contea passa ai D’Enghien, una dinastia che annovera la bella contessa Maria, personalità forte dalle spiccate capacità governative.
In prime nozze sposa Raimondello Orsini del Balzo e, rimasta vedova, contrae nuove nozze a Taranto con un d’Angiò e diventa regina di Napoli. Con Ferrante d’Aragona nel 1463 , la città viene inglobata nel Regno di Napoli e diviene sede del Sacro Regio Provincial Consiglio. E’ il periodo delle epidemie e delle incursioni turche.
L’ultimo conte aragonese leccese è Federico D’Aragona che diviene re di Napoli nel 1496 e trasforma Lecce in un cenacolo di cultura e di arte. Alla dinastia aragonese segue quella spagnola che perdura per più di due secoli. Lecce continua a distinguersi per il suo fermento culturale, caratterizzato dalla nascita di molte Accademie. Le attività commerciali sono floride e si stanziano in città colonie toscane, greco-albanesi, venete, ebraiche, genovesi e soprattutto veneziane. Minacciata la sua sicurezza dalle sanguinose armate turche, l’imperatore Carlo V, che eleva la città a capoluogo della Puglia, la fortifica con possenti mura ed un modernissimo castello. Il seicento è un secolo turbolento caratterizzato dai disordini dovuti ai movimenti antispagnoli e antifeudali. L’eclatante epidemia di peste del 1656 ed i terremoti causano migliaia di vittime.
Nel settecento, in armonia con la cultura illuministica si approfondisce la coscienza politica dei leccesi: nascono numerose scuole di matematica e di diritto. Si contano numerosi episodi di rivolta da parte del popolo, gravato dalle tasse e dalla prepotenza del ceto ecclesiastico. Nel 1734 ha inizio la dominazione borbonica che si concluderà con l’annessione del Mezzogiorno al Regno d’Italia, interrotto solo durante il decennio francese.
Dopo l’unità d’Italia tra il 1895 ed il 1925 la città si estende oltre le mura cinquecentesche. Nel 1927 la provincia di Lecce viene staccata da Taranto e Brindisi.
Arte e cultura
Lecce: una città che nel suo tessuto urbano coniuga in mirabile sintesi esempi di lussureggianti architetture barocche e linee più austere, florilegi di esaltazioni pagane e severe rappresentazioni d’arte religiosa scolpite sulle facciate delle chiese, imponenti palazzi nobiliari e incantevoli segni di edilizia civile, testimonianze messapiche e precristiane e vestigia romane d’epoca imperiale. Se è vero che per molti il fascino di Lecce risiede in tutta la città antica, con le sue stradine e vicoletti che si compongono come i fili di una tela di ragno e che sfociano in sorprendenti scenografie, non si può non menzionare l’altra parte del cospicuo patrimonio della città. E’ interessante quel pezzo di centro storico denominato “giravolte”, che ha un evidente stile orientale. Anche le suggestioni del Liberty, mescolate allo stile moresco, sono presenti in città e visibili sulle facciate di splendide dimore, le ville sorte sui viali Lo Re e Viale Gallipoli in seguito alla sistemazioni del viali extramurali progettati intorno al 1825. Di notevole pregio le bellezze dell’architettura cinquecentesca e tutte le cospicue testimonianze dell’età romana e pre-romana. Attualmente le nuove scoperte e le indagini condotte in piazzetta Castromediano, nelle immediate vicinanze della centrale Piazza S. Oronzo, hanno permesso di ampliare le conoscenze. Gli appassionati di archelogia urbana avranno modo di constatare che Lecce rappresenta un esemplare caso di studio per essere un centro pluristratificato, caratterizzato da un complesso e articolato palinsesto urbanistico e architettonico.E’ nel ‘600 che sorge la maggior parte degli edifici religiosi e civili, caratterizzati da un tipo singolare di architettura e scultura che non trova esempi in nessuna altra parte del mondo: il barocco leccese, che sembra aver completamente trasformato l’immagine di Lecce caratterizzandola al punto tale che, da allora in poi, risulta difficile riconoscere i segni urbani delle stratitificazioni precedenti. Sfruttando le possibilità decorative offerte dalla pietra leccese – un calcare omogeneo e compatto, facile da lavorare grazie al certosino lavoro di abili scalpellini, si è data origine a degli autentici capolavori che sembrano merletti o gioielli in filigrana.Il barocco leccese è tipico per l’elegante compostezza delle forme rinascimentali e la ricchezza degli elementi decorativi: balaustre, trafori, colonne tortili, nastri di fiori e frutta svolazzanti, che traggono ispirazione dalla cultura agricola contadina e dai motivi classici del mondo colto. Quest’arte che si è sviluppata nel tempo grazie ad una tradizione artigiana floridissima si è diffusa anche nelle costruzioni minori fino ad interessare le abitazioni più modeste. I principali maestri furono Gabriele Riccardi e Francesco Antonio Zimbalo, ancora misurati e prossimi al classicismo cinquecentesco, Giuseppe Zimbalo detto lo Zingarello, il più fastoso e sfrenato, Cesare Penna scultore di elegante sensibilità, Achille Carducci e Giuseppe Cino che moderano l’esuberanza decorativa in forme più eleganti ed aggraziate Anche il settecento è un secolo fervido per l’attività edilizia: si continuano a costruire chiese e palazzi e tra gli architetti che godono di maggiore considerazione tra i committenti, occorre citare Emanuele e Mauro Manieri, artefici di numerosi e scenografici palazzi.
Musei e galleria
Museo Provinciale Sigismondo Castromediano
MUSA Museo Storico Archeologico
Museo della Cartapesta
Museo del Teatro Romano
Museo Papirologico dell’Università del Salento
donazione G.Faliva-E.Pignatelli
Museo Diocesano d’Arte Sacra di Lecce
Museo delle Tradizioni Popolari – Abbazia di S. Maria di Cerrate
Pinacoteca d’Arte Francescana
Museo Faggiano
Chiese
Basilica di Santa Croce
La Chiesa (1549-1689) con l’annesso Convento (1659-1695), in seguito palazzo del Governo, venne costruita per incarico dei Padri Celestini. Il primo ordine della facciata è opera di G. Riccardi, in seguito arricchito dai dinamici portali di Francesco Antonio Zimbalo (1606). Tipicamente barocco il secondo ordine, opera di Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna, dove spicca per bellezza il grande rosone centrale. L’interno a croce latina a tre navate, presenta un soffitto ligneo dell’800. Interessante la cappella di San Francesco da Paola, opera di F.A. Zimbalo, che descrive in dodici stupendi bassorilievi la vita del santo.
Duomo
dedicato all’Assunzione di Maria Vergine, ed edificato nel 1656 su quello romanico da Giuseppe Zimbalo, presenta una facciata principale molto sobria, ed una finta facciata collocata frontalmente alla piazza, ricchissima in decorazione. Il portale dà quindi accesso alla chiesa dalla navata laterale.
Chiesa di San Matteo
Ci si trova di fronte all’unica chiesa squisitamente barocca che introduce in città elementi borrominani. Fu realizzata dall’architetto Achille Larducci tra il 1667 ed il 1700. La facciata si caratterizza ovunque per il movimento ed i suoi effetti chiaroscurali ed una porzione di superficie ricoperta da bugne con taglio di diamante. A pianta ellittica, l’interno custodisce notevoli altari barocchi ed emerge la squisita eleganza dei matronei.
Chiesa dei Teatini ed ex convento
Conosciuta come Sant’Irene, compatrona della città la cui immagine compare nella statua settecentesca della facciata, è sorta insieme all’attiguo convento sul finire del ‘500 entrambi progettati dal padre Francesco Grimaldi. Dopo l’abbandono del convento da parte dei religiosi il Convento divenne sede del municipio, poi scuola, oggi sede di esposizioni, mostre ed uffici.
Chiesa del Rosario
Si tratta della chiesa di San Giovanni Battista, commissionata da padri Domenicani a Giuseppe Zimbalo sul finire del ‘600. L’interno a croce greca stupisce per i suoi ricchi altari barocchi e per un inconsueto pulpito in pietra unico per le chiese leccesi, con rilievi che raccontano l’Apocalisse. Alla destra della chiesa è possibile ammirare il convento dei domenicani, ricostruito nel settecento da Emanuele Manieri, oggi sede dell’Accademia di Belle Arti.
Chiesa di San Niccolò e Cataldo
Fu realizzata intorno al 1180 per volere di Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce e re di Sicilia. La facciata, rimaneggiata nel settecento, conserva l’originario rosone ed un raffinato portale di gusto bizantino – islamico. Anche l’attiguo monastero benedettino, passato successivamente agli Olivetani ed ai Cappuccini, oggi sede della Facoltà di Beni Culturali dell’Università, subì un radicale rinnovamento nel XVI secolo, quando venne dotato di due chiostri attigui.
Santa Maria della Grazia
Su disegno del teatino Michele Coluzio la chiesa venne realizzata intorno al 1590, costruita sulle rovine dell’anfiteatro romano. Custodisce interessanti dipinti del settecento ed un’immagine miracolosa, risalente al 400, raffigurante la Vergine ed il Bambino.
Chiesa del Carmine
Appartenente all’ordine dei padri Carmelitani, rimasta incompiuta, venne progettata nel 1711 dall’architetto Giuseppe Cino. Interessante la robusta torre campanaria a pianta quadrata sormontata da una cupola policroma e curiosa la pianta, a croce latina con un’unica navata ellittica, che intende riprodurre simbolicamente la sagoma di un piede umano.L’attiguo convento funse per decenni da caserma militare, oggi sede del Rettorato
Chiesa del Bambin Gesù o Del Buon Consiglio
La sua sobria facciata è opera del gesuita Giovanni De Rosis. Interessanti i suoi dipinti, l’ altare maggiore in stile barocco, il sontuoso coro in noce e l’altare che custodisce le spoglie di Padre Bernardino Realino.
Chiesa di Santa Chiara
Costruita sul finire del ‘600, su disegno di Giuseppe Cino, anche questa è una chiesa conventuale. L’interno presenta fastosi altari barocchi, decorati il secolo scorso in oro zecchino e il controsoffitto settecentesco di circa mq 300, recentemente restaurato, composto da elementi modulari in cartapesta che imitano i cassettoni in legno.